Storia e leggenda del quadro della Madonna e dei pastori di Belmonte del Sannio

La terra di Capitanata per tanti secoli è stata terra di pascolo collegata al Molise da quelle meravigliose strade di erba che sono i tratturi e che per tanto tempo sono state le autostrade percorse dal bestiame transumante.

I pastori che praticavano la transumanza conducevano le loro greggi dai monti dell’Abruzzo e del Molise a svernare nella Capitanata per il clima più mite, secondo un calendario liturgico legato al culto di San Michele Arcangelo, protettore del Gargano e della Capitanata, dal 29 settembre all’ 8 maggio.

Già dal 1447 a Foggia era stata istituita da parte di Alfonso I d’Aragona la Regia Dogana della Mena delle pecore che disciplinava la fida, la gabella che dovevano pagare i pastori del bestiame che entrava nel Tavoliere. I pastori provenienti da Belmonte del Sannio, si accampavano nelle campagne di San Paolo di Civitate in località adiacenti il tratturo L’Aquila-Foggia.

Essi portavano sempre con loro un quadro della Madonna che veneravano con devozione. Siamo all’incirca alla metà del XVIII secolo, intorno all’anno 1750. In quell’epoca la terra di San Paolo era priva di sistemi di irrigazione e quando scarseggiava la pioggia, era frequentemente colpita da gravi siccità che causavano grandi danni ai raccolti.

Attratti dai miracoli che operava la Madonna dei pastori di Belmonte e dalla grande fede che questi professavano, i sanpaolesi con il loro parroco decisero di chiedere il quadro della Vergine miracolosa e di portarlo in processione a San Paolo, per implorare in tal modo la desiderata grazia dell’acqua. I pastori acconsentirono e affidarono loro il quadro.

Quando la processione partì dal luogo in cui poi sorse la cappella, all’orizzonte una bianca nuvoletta che, man mano che la processione si incamminava verso San Paolo, diventava sempre più grande e nel momento in cui la processione giunse al bivio con la strada che porta a Faugno e Azzardatora, l’acqua venne giù copiosamente e fu, per i sanpaolesi, come manna nel deserto. Giunti a San Paolo, essi custodirono il quadro della Madonna miracolosa nella loro chiesa parrocchiale e chiesero e ottennero il permesso di tenere la sacra immagine fino alla fine di settembre, mese in cui i pastori avrebbero riportato il loro gregge in Puglia. Alla fine di settembre i sanpaolesi restituirono il quadro della Madonna ai molisani.

Secondo alcune fonti tramandate dal Dr. Angelo Pazienza medico sanpaolese, dal 1750, anno in cui si presume sia accaduto quanto riportato, bisogna arrivare al 1799, un anno cruciale per l’Italia e per la Capitanata con la nascita della Repubblica Partenopea.

Nel gennaio 1799 il Generale Championet entra vittorioso a Napoli. A febbraio tutta la Capitanata si ribella alla Repubblica Partenopea, nata a Napoli sotto la protezione dei francesi e alla fine dello stesso mese gli stessi francesi sottomettono e saccheggiano la città di San Severo.

Durante questi tristi avvenimenti i pastori decisero di interrare il quadro della Madonna, ma dopo poco tempo a Manfredonia sbarcarono soldati russi, inglesi e turchi diretti verso Napoli per rinforzare l’orda di briganti e dei Lazzaroni del Cardinale Ruffo, che volevano rimettere sul trono il Re di Napoli, passando per la Capitanata e per i territori di San Paolo. In questa occasione molti pastori belmontesi pagarono con la vita la difesa delle loro greggi che per un esercito in marcia era fonte di rifornimento di viveri.

Dopo alcuni anni il quadro della Madonna fu ritrovato da Pilolli Nicola Fortunato.

Si tramanda da padre in figlio il momento in cui in quel giorno l’aratro toccò il quadro della Madonna ed il cavallo, guidato da Nicola Fortunato si fermò di colpo rifiutandosi di andare avanti. Si racconta che la povera bestia, malgrado le frustate, s’inginocchiò e soltanto allora il suo padrone s’accorse che qualcosa era successo. S’avvicinò all’aratro e, dopo aver mosso un poco la terra, vide il quadro della Madonna intatto.

La Madonna aveva scelto, così, la sua nuova dimora, in terra di San Paolo di Civitate. Da allora in San Paolo la Madonna degli umili pastori molisani venne invocata col titolo di Madonna di Belmonte, e la località dove fu ritrovata chiamata Belmonte dal paese di origine dei devoti pastori belmontesi.

In sintesi, sempre secondo il Dr. Pazienza, i fatti in ordine di tempo si sono così succeduti:

1760 circa la siccità, la processione e la grazia della pioggia;

1799 l’immagine viene interrata per i fatti bellici che avvenivano in terra di Capitanata. Poi, sempre nello stesso anno, morte dei pastori per mano dei soldati mercenari stranieri;

1800-1803 ritrovamento del quadro da parte di Nicola Fortunato Pilolli;

1806 costruzione della Cappella in onore della Madonna.

La leggenda è riportata anche nel libro “Il Campanile – Memorie Abruzzesi” scritto nel 1900 dal Dr. Tommaso Lemme di Belmonte. che così narra: Alquanto giù dai ruderi della Chiesa di Santa Maria La Noce, opera questa classica e ricca di possessioni e privilegi, fondata dal Conte di Montodorisio nel principio dell’anno mille, in nome di San Benedetto e posta ai piedi di Rocca l’Abate, esisteva una Cava santa, donde n’era sorta la Madonna, trasportata da una fiocca bianca di nube, in mezzo a una corona di angioli e di torce accese, ed aveva abbandonato i suoi lari antichi varcando le forche della montagna di Schiavi d’Abruzzo in cerca di un soggiorno più divoto, e si fermò alle Puglie, su un’amena collinetta, tra il Fortore e il Radiosa, in San Paolo di Civitate dov’è un fiorente Santuario col nome di quello d’origine: la Madonna di Belmonte“.

Nel 1992, le due comunità di Belmonte e di San Paolo si sono riavvicinate, tant’è che anche a Belmonte è stata istituita la Festa della Madonna di Belmonte, che si celebra la seconda domenica di maggio, venerando e rendendo omaggio ad un quadro della Madonna del tutto simile a quello originale che rimane a San Paolo e che alla comunità molisana fu donato proprio dalla popolazione di San Paolo di Civitate che invece la festeggia l’ultima domenica dello stesso mese primaverile.

In queste due date, a partire dal 1992, si verificano annualmente scambi di visite, in onore della Madonna, tra i pellegrini dei due comuni gemellati tra loro ristabilendo e rinforzando gli antichi sentimenti di rispetto, di stima e di amicizia tra i due popoli.

Suggestivo e commovente è vedere due popoli che si incontrano in nome della Vergine Maria a testimoniare l’unità e la devozione di questi popoli a Colei che è Madre di tutti e seguire quell’immagine che per tanti secoli è stata pregata e venerata da più generazioni che hanno avuto tanta storia ma anche tanta sofferenza in comune nel corso dei secoli.

Memoria di fatti del passato ma anche di un tempo più recente, perché fino alla metà del ventesimo secolo molti belmontesi erano soliti andare a mietere il grano, prima della grande meccanizzazione dell’agricoltura, nella Capitanata e alcuni anche in terra di San Paolo.

A San Paolo di Civitate l’enorme tela della Madonna di Belmonte, il Lunedì dell’Angelo di ogni anno viene traslata in processione dalla cappella di Belmonte alla Chiesa Madre di San Giovanni Battista.

Tratto da: Oltre la terra una mappa di comunità del percorso pugliese del Tratturo Magno

a cura di Maria Pompea Carrabba e Ella Grimaldi